Espressioni d’Abruzzo
a cura di Massimo Avenali, Evelina Frisa, Emilio Maggi, Cristina Mosca
138 pagine - formato 22x22 cm Prezzo: euro 24,00 (+ 1,50 spedizione) ISBN 9788832172607
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INTRODUZIONE
di Antimo Amore (Giornalista RAI)
“Andrà tutto bene”. All’inizio della pandemia, nel periodo dello smarrimento, cartelli con questa scritta spuntavano ovunque, sull’immagine di un arcobaleno. “Saremo migliori” era l’auspicio, che forse non si è realizzato.
Superate le fasi più drammatiche della lotta contro il Covid c’è l’esigenza di riflettere sull’impatto che la sospensione, la solitudine, il silenzio e la paura hanno avuto sulle nostre vite. Un evento inatteso e sconvolgente ha sgretolato certezze, evidenziato fragilità individuali e sociali, costretto a fare i conti con limiti ignorati o trascurati.
È breve il lasso di tempo che ci separa dalle giornate del “confinamento” nelle nostre case. Fragilità, incertezza, attesa, vulnerabilità e sofferenza sono le parole ricorrenti nel racconto dell’isolamento forzato. Una prova dura, ma anche un tempo utile per ridefinire priorità. È opportuno tentare un primo bilancio delle conseguenze che il trauma della pandemia ha avuto su pensieri, emozioni, atteggiamenti e comportamenti. È importante chiedersi anche cosa ci abbia insegnato la pandemia, sia sul piano individuale, nella propria interiorità, sia sul piano collettivo, nella vita della comunità.
È nato così il libro “Espressioni d’Abruzzo”, una sorta di diario di bordo del lockdown, un’antologia di esperienze e di considerazioni. Evelina Frisa e Cristina Mosca hanno incontrato venti personalità del mondo culturale, dell’arte, dello spettacolo e dello sport legate all’Abruzzo per origine o per scelta di vita. Con empatia e con una capacità che si potrebbe definire “maieutica” hanno raccolto le loro testimonianze. Resoconti e riflessioni sono accompagnate dagli scatti di due fotografi attenti e sensibili, Massimo Avenali e Emilio Maggi; i loro ritratti colgono e restituiscono l’essenza, le espressioni autentiche dei personaggi.
La pandemia ha insegnato secondo l’attrice Elisa Di Eusanio a spostare lo sguardo su problemi e temi reali, a riscoprire valori e sentimenti fondamentali quali l’empatia e la compassione.
L’essere chiusi per costrizione - osserva la scrittrice Dacia Maraini - ha fatto riscoprire la consapevolezza “dell’incoscienza di fronte ai guasti che stiamo procurando all’ambiente e al nostro futuro”.
Ritrovare l’equilibrio è l’obiettivo a cui lo street artist Millo ha dato espressione. Dopo il lockdown ha realizzato un’opera ispirata alla leva di Archimede per una comunità-simbolo della tragedia della pandemia. A Nembro, in provincia di Bergamo, nell’immagine sulla facciata di una palestra un ragazzo spinge verso il basso un asse di legno per far volare verso l’alto, verso il futuro una ragazza che è all’altra estremità. “La forza della comunità” è il titolo che Millo ha dato all’opera.
La dura esperienza della pandemia ha fatto riscoprire l’importanza della solidarietà, del rapporto con gli altri. Germano D’Aurelio, il popolare ‘Nduccio, che nel periodo del lockdown ha iniziato a tradurre “L’Inferno” in dialetto abruzzese, ha perso due cari amici. Confessa di aver capito tardi che le “persone non vanno per forza tirate su: a volte hanno bisogno solo di essere ascoltate”.
Poi, attenzione verso il prossimo: “dopo la pandemia è chiaro a tutti - aggiunge Massimo Pamio, direttore del Museo delle lettere d’amore a Torrevecchia Teatina - che un abbraccio o le relazioni sociali non sono scontate”.
E c’è chi come lo scrittore Peppe Millanta ha imparato a dire qualche no, sul fronte lavorativo e personale, perché il tempo è la risorsa più preziosa che abbiamo.
“Sfrondare il superfluo” è ciò che il fotografo Stefano Schirato ha imparato dall’esperienza del lockdown.
Da tutte le testimonianze raccolte nel libro ci vengono offerti spunti di riflessione su come rielaborare l’esperienza vissuta e ripartire. Dopo la tempesta non ci si può illudere di tornare al passato dimenticando, rimuovendo ciò che è accaduto. È necessario uno sforzo, individuale e collettivo, per ripensare il presente e per progettare il futuro. Non si può chiudere l’esperienza vissuta in una parentesi. Non si può tornare semplicemente e acriticamente alla “normalità” di prima.
E in conclusione una bussola per uscire della tempesta ce la dà “lu cocciamatte”, Liborio Bonfiglio, protagonista del romanzo di Remo Rapino. È un uomo ai margini, che ha vissuto solitudini e ingiustizie. Vede e dice verità che altri non vedono e non dicono. L’autore ha dialogato con la sua creatura letteraria nel periodo del confinamento. Liborio chiama la pandemia “la pocalisse”. Con il suo linguaggio peculiare, di grande forza espressiva avverte: “Ora basta a pensare al successo, ai vestiti di Armando, a fumare una strellazza, si deve rallentare”.
Questa è la lezione che ci consegna Liborio “lu cocciamatte”. Rallentare, ripartire con una nuova consapevolezza e con una nuova visione.
GLI AUTORI
Massimo Avenali, fotografo, ha curato progetti letterari e pubblicato poesie e racconti. Crede nella verità delle cose come ricerca ed espressione.
Evelina Frisa, giornalista professionista, da sempre appassionata di lettura e scrittura. Collabora con testate locali e nazionali. Suoi racconti sono presenti in alcune antologie.
Emilio Maggi nasce a Pescara nel millenovecentosettantasette e dal duemilasette fa foto per professione. Sempre alla ricerca dell’imperfezione.
Cristina Mosca, autrice, ha iniziato il suo percorso nella narrativa nel 2005. Da allora ha pubblicato vari romanzi, è stata giornalista pubblicista e attualmente è docente di Inglese.