Le mie passioni di Gianluca Pavone
112 pagine - formato 24x30 cm Prezzo: euro 30,00
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PREFAZIONE DI GIUSEPPE TRACANNA
"Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento”
Cartier Bresson
Le parole di Cartier Bresson calzano, a mio parere, perfettamente sul paziente lavoro svolto, da diversi anni, dall’amico Gianluca Pavone: una raccolta di personaggi che come in un film si avvicendano nei miei ricordi risalenti agli anni 70. Sinceramente mi sono emozionato nel guardare le immagini di amici, alcuni dei quali, purtroppo, non più presenti fra noi, con i quali eravamo legati dalla comune passione per i motori.
Fra i ricordi di quel tempo, in particolare, mi sovviene quello della piccola officina realizzata in modo artigianale da Enzo Zippilli, il quale si dilettava a modificare motori e telai delle moto con l’intento di renderle simili a quelle da competizione. Enzo era attratto dal mondo delle moto, mentre io privilegiavo le auto. Per questo motivo, non a caso, mio figlio si chiama Tazio come il grande Nuvolari.Nonostante le diversità di vedute sul mondo dei motori su cui si accendevano discussioni all’infinito, eravamo concordi su un unico tema quello delle donne: il nostro chiodo e passatempo preferito. Ricordo che all’interno dell’officina i muri erano tappezzati di manifesti di grandi piloti e di donnine seminude che mi riportano alla mente i profumatissimi calendari tascabili dei barbieri, dati in omaggio, nel periodo natalizio, alla clientela.Conservo nella memoria, con molta nostalgia, quel meraviglioso periodo di studenti scanzonati e in parte svogliati la cui vita scorreva in maniera serena. I rapporti interpersonali erano bellissimi e ci si accontentava di quel poco che la società del tempo offriva. Tantissime sono le immagini che mi legano a quelle giornate trascorse con tanta semplicità, e di questo rendo merito l’amico Gianluca, che con la presente pubblicazione le ha rinverdite. In particolar modo ricordo con simpatia la signora Lena, proprietaria dei locali prospicienti la Chiesa di S. Nicola, che, garbatamente e con affetto materno, ci esortava ad avere un contegno più urbano e ad abbassare, possibilmente, il rombo assordante dei motori.
Giuseppe Tracanna.